LA BELLA E LA BESTIA. UN SIGNIFICATO SIMBOLICO

04.06.2012 11:37

LA BELLA E LA BESTIA

C’era una volta in un paese lontano una fata che travestita da vecchia mendicante offrì ad un giovane principe una rosa rossa in cambio di un riparo per la notte. Quando lui la allontanò maleducatamente per il suo brutto aspetto estetico, lei lo punì trasformandolo in un'orrenda bestia e tramutando i suoi servi in mobili e altri oggetti domestici. La fata diede alla Bestia uno specchio magico che gli avrebbe permesso di visualizzare gli eventi lontani, e la rosa, che sarebbe rimasta fiorita fino al suo ventunesimo compleanno. Per rompere l’incantesimo egli avrebbe dovuto  amare ed essere amato a sua volta prima che tutti i petali cadessero.

Anni dopo, entra in scena una giovane e bella donna di nome Belle, che vive in un vicino villaggio con suo padre Maurice, che è un bizzarro inventore. Belle ama la lettura e anela ad una vita al di là del piccolo villaggio. La ragazza è perseguitata dall'eroe locale, Gaston ma, trovandolo superficiale ed arrogante, ella non ha alcun interesse per lui nonostante sia l'uomo più bello del paese, desiderato da tutte le ragazze e considerato perfezione incarnata da parte della popolazione maschile del villaggio.

Mentre Maurice cavalca tra i boschi verso una fiera per esporre la sua ultima invenzione, una macchina taglialegna a vapore, si perde lungo la strada e viene inseguito dai lupi dai quali si salva entrando in un castello, a sua insaputa quello del principe-Bestia, dove incontra i servi trasformati: il candelabro Lumière, l'orologio Tockins, la teiera Mrs. Bric e suo figlio Chicco, una tazzina da tè. La Bestia, inferocita dalla presenza di un intruso al suo castello, imprigiona Maurice senza un briciolo di pietà. Belle, poco dopo aver declinato la proposta di matrimonio di Gaston, è ricondotta al castello dal cavallo di Maurice e si offre di prendere il posto di suo padre. La Bestia, intravedendo una possibile soluzione all'incantesimo del castello, acconsente e rimanda Maurice a casa.

La Bestia ordina a Belle di cenare con lui, ma lei rifiuta, e Lumière disobbedisce all'ordine della Bestia di non farla mangiare. Mentre Tockins e Lumière accompagnano la ragazza per il castello, lei si separa da loro e trova la rosa nella proibita ala ovest, e la Bestia, furiosa, la caccia via. Spaventata, Belle scappa insieme a Philippe, ma lei e il suo cavallo vengono attaccati dai lupi. La Bestia la salva appena in tempo, e crolla a terra esausta subito dopo. Allora Belle, colpita da quel gesto, decide di non scappare via, e con l’aiuto del cavallo riporta la Bestia al castello. La ragazza lo medica con cura, trasmettendole un affetto ed una gratitudine tale da lasciarlo stordita e felice. Decide quindi di fare qualcosa che la colpisca e, su suggerimento di Lumiere, le regala l'immensa biblioteca del castello. La stanza è talmente grande da impressionare Belle, e i due diventano amici. Col tempo Belle insegnerà alla Bestia la cultura e le buone maniere, e in breve i due si accorgeranno che la loro diffidenza iniziale è scomparsa, lasciando il posto ad un altro sentimento molto simile ad un forte affetto. Passando più tempo insieme, diventano sempre più vicini l'uno all'altra, e la servitù si incarica di ripulire il castello e creare una serata romantica che li faccia definitivamente innamorare.

La Bestia decide di dichiararsi a Belle, avendo ormai compreso che quel che prova nei suoi confronti è amore, e nella speranza di essere ricambiato le chiede, adagiato al balcone della sala, se lei sia felice li con lui; lei risponde di si, con gli occhi luccicanti, ma ammette tristemente che il suo unico desiderio è quello di poter rivedere un istante suo padre. La Bestia, allora, le porta il suo specchio magico, e attraverso di esso Belle vede che suo padre è disperso nella foresta innevata, gravemente malato, e che senza di lei rischia di morire. Comprendendo il suo affanno, e dimostrando la genuinità del suo sentimento, la lascia libera di andare via. I due si scambiano con grande rammarico un dolce addio.

Belle trova suo padre e lo porta a casa, ma Gaston arriva con una folla di persone. A meno che Belle non accetti di sposarlo, il gestore del manicomio locale rinchiuderà suo padre. Alla fine, Belle dimostra che Maurice non è pazzo, mostrando loro la Bestia con lo specchio magico, ma quando dice che la Bestia è un essere dolce e innocuo e chiama Gaston "mostro", l'uomo diventa geloso. Gaston istiga la folla contro la Bestia, e li conduce al castello per ucciderlo. Dopo di che rinchiude Belle e Maurice nel seminterrato, ma Chicco, che si era nascosto nel bagagliaio di Belle, riesce a rompere la porta della cantina con la macchina di Maurice.

Mentre gli uomini di Gaston e la servitù combattono nel castello, Gaston trova la Bestia e lo attacca. La Bestia è inizialmente troppo depressa per reagire, ma riacquista la sua volontà quando vede Belle tornare al castello con Maurice. Dopo aver vinto un'accesa battaglia, la Bestia risparmia la vita a Gaston, ordinandogli di lasciare il castello. La Bestia si arrampica poi su un balcone dove Belle lo sta aspettando. Gaston, rifiutandosi di accettare la sua sconfitta, segue la Bestia e lo pugnala al fianco, ma perde l'equilibrio e precipita in un dirupo, morendo.

Mentre la Bestia sta agonizzando per le ferite riportate, Belle lo prega di non morire, di non lasciarla, e le rivela il suo amore, rompendo l'incantesimo appena prima che la rosa perda il suo ultimo petalo. La Bestia torna in vita e ridiventa un uomo; sulle prime Belle è perplessa, e fatica a riconoscere l'essere che ha imparato ad amare, ma quando incontra il suo sguardo supplichevole riconosce il bellissimo sguardo della Bestia, e sorride. Appena i due si baciano, il castello e i suoi terreni ritornano al loro bell'aspetto precedente, mentre i servi ritornano umani. Alla fine, Belle e il principe danzano nella sala da ballo, mentre Maurice e la servitù li guardano felici e commossi.

La favola in questione ci fa riconoscere alcuni aspetti peculiari di quello che è definibile un complesso paterno, ossia la fissazione ad una fantasia di un legame idealistico con un imago paterna, che di fatto si concretizza nella ricerca di un uomo ideale da modellare e plasmare a proprio piacimento. Ad essa si associa l’idea salvifica che spesso conduce molte donne al martirio di un rapporto sentimentale dannoso e imperniato sull’autosabotaggio. La donna che si sacrifica a favore del maschile, la donna che si sottomette al proprio uomo, lo cura e lo salva.

Anche nella psiche si contendono il potere forze e componenti maschili e femminili che necessitano integrazione al fine di costruire una personalità in equilibrio. E quando ciò non avviene ci sentiamo pervase da un angoscia indicibile che si traduce in comportamenti compiacenti e seduttivi, auto annichilenti, rivolti alla riconferma di se che non avviene interiormente, ma dall’esterno, da un uomo,da una donna, da un genitore, ma che è sempre alleatoria, perché ne richiede sempre di nuove ed ulteriori.

Imparare a riconoscere e stimare se stessi è la chiave di volta per comprendere e amare l’altro, essendo se stessi non  intrappolandosi nel retaggio di una richiesta idealistica e impossibile di amore incondizionato che è quello  che possiamo dare ed ottenere solo da noi stessi.

Il mantenere tale fantasia può condurre soltanto a rapporti dannosi, dannosi perché implicano la masochistica fantasia di salvare l’altro a discapito di noi stessi, assumersi la responsabilità di un altro evadendo quella per se stessi.

Amare è camminare uno a fianco all’altro, mano nella mano, non uno in braccio all’altro, così inevitabilmente si cade.

                                                                           Dott.ssa Romano Morena