I DISTURBI DELL'UMORE: LA DEPRESSIONE

20.07.2019 14:22

Secondo il DSM V (Manuale diagnostico per i disturbi mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association nel 2013)   i disturbi dell’umore comprendono:

  • DISTURBI UNIPOLARI: che hanno un'unica polarità quella depressiva
  • DISTURBI BIPOLARI che hanno una duplice polarità quella depressiva e quella maniacale.

In questo articolo tratterò unicamente dei disturbi unipolari.

Nella classe dei disturbi unipolari il principale è il disturbo depressivo maggiore caratterizzato dalla presenza uno o più episodi depressivi dove per almeno due settimane in modo persistente è  presente umore depresso, tristezza o una perdita di interesse e almeno 5 di questi sintomi: disregolazione dell’appetito (iperfagia o mancanza di appetito), disregolazione del ritmo sonno veglia (insonnia o ipersonnia), Agitazione o rallentamento psicomotorio, astenia o perdita di energia, autosvalutazione o sensi di colpa, ridotta capacità  di concentrazione, indecisione, pensieri ricorrenti di morte o di suicidio e/o un tentativo di suicidio.

Fra i disturbi depressivi vi sono  poi il Disturbo depressivo persistente  caratterizzato dalla presenza di sintomi depressivi per un periodo di almeno due anni ma con un intensità minore tale da non giustificare un disturbo depressivo maggiore; il Disturbo disforico premestruale caratterizzato da sintomi della sfera dell'umore e dell'ansia, legati al ciclo mestruale, con esordio durante la fase premestruale e durante la maggior parte dei cicli mestruali; infine il disturbo da Demoralizzazione e lutto dove i sintomi si presentano in seguito ad eventi critici  come perdite e lutti, e sono associati a presenza di  pensieri o ricordi dell'evento negativo, alternanza di  emozioni e umore positivi, assenza di sentimenti pervasivi di inutilità e disgusto di sé. I sintomi migliorano con il passare del tempo, o possono anche sfociare in un episodio depressivo maggiore,  soprattutto nelle persone vulnerabili.

Secondo Jung “la depressione è una signora in nero, quando appare non bisogna scacciarla ma invitarla alla nostra tavola per ascoltare cosa ci dice”; con ciò si intende che il dusturbo depressivo altro non è che l’indicazione di un malessere legittimo, di un conflitto fra desideri personali ed esigenze esterne, una protesta dell’individualità che necessita di essere ascoltata, accolta e resa produttiva, poiché la nevrosi ha in se il germe della creatività, della rinascita e di quello che Jung definisce fine ultimo dell’individuo e della  psicoterapia: l’Individuazione, divenire ciò che si è.

La depressione si caratterizza come ritiro energetico e ritiro in sé, è quasi una ricerca di un rifugio dalle innumerevoli pressioni sociali e di crescita. Molte volte la depressione rappresenta un inconscio e non intenzionale rivolgersi a Sé, un ripiegamento il cui senso e significato va cercato nella storia dell’individuo: da cosa sto scappando?, cosa mi rifiuto di vivere? Quali responsabilità rifuggo?

Molte volte dietro alla depressione si nasconde anche una forte rabbia che allora va resa cosciente e accettata, soprattutto questo non è facile, accettare la rabbia, accettare quelle parti di noi che consideriamo non apprezzabili e che Jung definisce nel concetto di Ombra, che poi proiettiamo, che neghiamo fino a mutilare la nostra stessa personalità. La psicoterapia può  aiutare il paziente depresso favorendo la presa di coscienza dei contenuti latenti e inconsci sottesi al sintomo. La depressione è la malattia dell’immobilità e della mancanza di interesse e di energia, del ritiro, quindi il terapeuta deve favorire l’uscita e la ripresa della mobilità, attraverso l’analisi dei meccanismi inconsci, delle modalità che il soggetto usa, dei pensieri e delle emozioni sottese e ovviamente della propria storia personale in cui sono radicate le origini dei nostri vissuti e dei nostri comportamenti.

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Per concludere vorrei fare due precisazioni: la prima riguarda l’esposizione del tema trattato oggi, la mia voleva essere una breve e non certamente esaustiva  illustrazione di una gamma di disturbi mentali complessa e articolata, con una chiave di lettura particolare: quella fenomenologica in primis come descrizione del disturbo e quella analitica come approccio di cura e va da sé che in casi più gravi dove il ritiro depressivo o l’ episodio maniacale è completo possa rendersi necessaria una terapia farmacologica o ospedaliera.

La seconda precisazione riguarda l’approccio terapeutico che pratico ossia la psicologia analitica che è un approccio di psicologia del profondo elaborato da Jung allievo poi  dissidente di Freud e dai suoi successori, nel quale non mi sono addentrata troppo principalmente per esigenze di tempo. Tuttavia per chi lo desidera può approfondire la letteratura al riguardo e  posso suggerire alcuni testi più come: Ricordi sogni e riflessioni di C.G Jung, , l’Inconscio di C.G. Jung edito da Mondadori, L’uomo e i suoi simboli di C.G. Jung e infine Vita e opere di C.G. Jung di Barbara Hanna