IL MITO DI KORE-PERSEFONE E I DISTURBI ALIMENTARI

10.06.2019 13:46

Demetra figlia di Crono e di Rea, era la dea greca delle messi, essa aveva una figlia di nome Kore, nata dalla violenza subita dal fratello Zeus.

Un giorno Kore, mentre raccoglieva fiori, vide spuntare un meraviglioso narciso e volle raccoglierlo, a quel punto la terra si aprì sotto ai suoi piedi e da essa uscì Ade, re dell'Oltretomba, sopra ad un carro trainato da quattro cavalli neri come la pece. Ade si era innamorato della fanciulla e, per questo era uscito dal suo nero regno per portarla via con sé con il beneplacito silenzioso di Zeus che non voleva spiacere ne a lui ne a Demetra.

Le grida di disperazione di Kore si udivano ancora nell'aria, ma ormai essa era dentro la voragine, rapita dal feroce Ade.

Demetra in quel istante sentì le urla e dopo essersi vestita a lutto cominciò a vagare in cerca di Kore. Vagò nove giorni e nove notti senza ottenere nulla. All'alba del decimo giorno incontrò Ecate, dea della luna nera e dei crocicchi che le suggerì di recarsi da Elio dio del sole (una divinità della natura che condivideva questo appellativo con Apollo) che tutto vede. Questi gli disse:"Demetra, non cercare Kore" disse ed aggiunse: "Tua figlia ora é la sposa di Ade ed il suo nuovo nome é Persefone". Il Dio aggiunse che il rapimento e la violenza erano state ratificate dallo stesso Zeus.

Udite queste parole, Demetra, che era la più mite degli dei, emise un urlo talmente forte che di colpo tutti i fiori e le piante smisero di crescere.

Dopo poco tempo la terra diventò un deserto e nulla valse la supplica degli dei... Demetra non si placò e abbandonò il monte Olimpo in cerca della figlia, lasciando dietro sè carestie e terre aride.

Il suo pellegrinaggio la portò ad Eleusi, in Attica, sotto le spoglie di una vecchia, dove regnava il re Celeo con la sua sposa Metanira. Demetra fu accolta benevolmente nella loro casa e divenne la nutrice del figlio del re, Demofonte.

Col tempo Demetra si affezionò al fanciullo che faceva crescere come un dio, nutrendolo, all'insaputa dei genitori, con la divina ambrosia, il nettare degli dei.

Attraverso Demofonte la dea riusciva in questo modo a saziare il suo istinto materno, soffocando il dolore per la perduta figlia. Decise anche di donare a Demofonte l'immortalità e di renderlo pertanto simile ad un dio ma, mentre era intenta a compiere i riti necessari, fu scoperta da Metanira, la madre di Demofonte. A quel punto Demetra, abbandonò le vesti di vecchia e si manifestò in tutta la sua divinità facendo risplendere la reggia della sua luce divina.

Delusa dai mortali che non avevano gradito il dono che voleva fare a Demofonte, si rifugiò presso sulla sommità del monte Callicoro dove gli stessi Eleusini gli avevano nel frattempo edificato un tempio.

Zeus, sempre più preoccupato, ordinò ad Ade di riportare la fanciulla sulla terra, purché non avesse ancora mangiato il cibo dei morti. Persefone aveva ingerito solamente sei semi di melagrana, portati dal giardiniere Ascolaphus e così Ade dovette rassegnarsi. Zeus inviò Hermes a riprendere una Persefone disperata e sconsolata. Appena giunse sulla terra, la fanciulla corse subito a riabbracciare la madre Demetra che, immediatamente cessò la sua collera facendo tornare la terra verde e piena di fiori.

Zeus, allora, si avvicinò a Persefone, e le disse che ogni anno sarebbe dovuta rientrare nell'Oltretomba per sei mesi come sposa di Ade e, per ogni seme che aveva mangiato ci sarebbe stato un mese d'inverno. Gli altri sei mesi, ossia la primavera e l'estate, Persefone sarebbe tornata al mondo dei Vivi vicino a sua madre Demetra.

 

 

 

Questa è innanzitutto la storia di una figlia che suo malgrado deve crescere affrontare il viaggio della vita, il viaggio, se vogliamo dentro di sè e di una madre che non regge il dolore della separazione e dell'abbandono, la consapevolezza che la vita che ha generato possa staccarsi da lei ed esserne indipendente. Questa storia si estrinseca nella vita reale in varie e molteplici distorsioni nevrotiche: ne sono un esempio quelle madri per cui fidanzate/i non sono mai all'altezza del proprio nato, figlie/i che intraprendono carriere professionali al di fuori dei propri limiti o con obbiettivi pressochè irraggiungibili per non doversi assumere la vera responsabilità di un lavoro serio, donne e uomini che non raggiungono mai una piena maturità per una sorta di incancellabile debito nei confronti della genitrice ecc.... .

A scriver questo la Grecia olimpica non sembra poi così lontana!

 

Ma torniamo al nostro argomento di discussione: cosa ci può dire di più sui disturbi alimentari il mito di Kore e Demetra, come può illuminarci il cammino verso l'indagine e il trattamento di questa peculiare forma di patologia?

Lo scopriremo analizzando attentamente ogni personaggio della tragedia mitologica, incominciando dal contesto più ampio, se vogliamo "famigliare", infatti nella storia compare inizialmente solo la diade madre-figlia, il padre è Zeus violentatore che concepisce Kore solo come conseguenza della sua bramosia sessuale e poi la lascia in balia di un altro uomo, il Re dei Morti. Quindi il maschile è qui presentato come negativo, assente, egoista, lussurioso e temibile. E' un maschile che tarpa le ali al femminile che se ne sta quieto nel proprio isolamento narcisistico e idealistico.

In questo primo aspetto troviamo un analogia con i disturbi alimentari, che nella loro struttura classica si presentano con una costellazione familiare in cui a fronte di una forte alleanza con il materno, i pazienti vivono il maschile con conturbante preoccupazione se non ostilità.

Le ragazze che soffrono di anoressia appaiono perciò spesso fisicamente "asessuate", magre fino a perdere ogni forma femminile, hanno poche relazioni sentimentali e queste sono perlopiù strumentali o strumentalizzate, sottomesse al disturbo.

Le ragazze anoressiche temono il sesso, lo vivono nei casi migliori come un tabù, in quelli peggiori come un evento deplorevole che intacca la loro presunta "purezza". Non dimentichiamoci poi, che una delle caratteristiche principali dell'anoressia femminile è l'amenorrea ossia con una lettura simbolica il rifiuto della femminilità ma il rifiuto anche del rapporto con la sessualità e quindi con il maschile.

Questa visione così unilaterale, seppure ci appaia lontana o patologica è stata alla base dei molti moti femministi della nostra storia recente, percui non possiamo ancora dirci completamente svincolati dal retaggio di Demetra.

Demetra è la madre di Persefone, è figlia di Rea nata dall'unione con Crono, il Dio che ingoiava i suoi figli nel timore di essere spodestato da uno di loro, ma che in seguito all'inganno della stessa Rea fu sconfitto da Zeus, l'unico da lui generato che non riuscì a rendere inerme poichè la madre lo nascose ed egli abbatté il padre evirandolo. Quindi ancora la presenza di un maschile violento e negativo che ha origini ben più lontane ed aleggia come una nube minacciosa sul mito di Demetra.

Demetra è la figura materna per eccellenza che cura e nutre ogni essere umano con le sue messi, ma Demetra una volta alienata dalla sua funzione principale diventa vendicativa e arida portando all'evidenza un aspetto di amore materno che come dono può anche indurre alla dipendenza, ad uno sviluppo incompleto e ad una mancanza di individuazione.

Per questa madre, non limitata dalla figura paterna, la figlia si trasforma in un proprio compiacimento senza tenere conto delle sue esigenze di autonomia, all'interno di una simbiosi distruttiva.

Il prato fiorito su cui Kore passeggia prima di essere rapita rappresenta lo spazio atemporale che non tiene conto della crescita e dell'evoluzione e che Demetra ha creato e vuole per se e per la figlia; il narciso che spunta all'improvviso per attirare l'attenzione della fanciulla rappresenta invece l'insidia naturale del tempo che passa, della nascita del divenire che Demetra vive come separazione e perciò dolore poichè è in definitiva l'interruzione di quello spazio idilliaco e idealistico in cui ogni madre vorrebbe far vivere i propri figli: lo spazio originario, luminoso, simbiotico e innaturale in cui il figlio è ancora una propria proprietà, se non un sostegno e una fonte inesauribile d'affetto.

Proprio quest'ultimo aspetto mi sembra utile sottolineare, ossia il fatto che per molti padri e madri i figli non son altro che l'unico appiglio al quale aggrapparsi in una vita vuota, arida di sentimenti e significati. In tal modo essi investono sui figli ogni loro energia e sentimento e quando questi crescono come è inevitabile che sia, il vissuto di tradimento e abbandono si tramuta in sintomo, in nevrosi, che da forma ad una rabbia e ad un vuoto che non ha forma e nome, che è solo solitudine ed incapacità di amare.

Demetra è una madre che non tiene conto del divenire, non riesce a tollerare l'angoscia della separazione, per cui non avrebbe mai permesso l'allontanamento di Kore e quindi la sua crescita; di qui l'intervento-non intervento di Zeus, il principio paterno che favorisce la separazione e permette lo sviluppo, l'autonomia e l'accettazione della femminilità.

Nell'anoressia si può osservare spesso un tentativo di aggrapparsi ad un paterno assente al fine di favorire l'emancipazione dal materno, ma essendo il primo aspetto carente e fallimentare costituisce un ulteriore caduta nell'ambiguità e nella confusione: Kore sprofonda nel Regno di Ade.

Demetra nel mito si identifica con un Animus che non è in grado di mostrare alla figlia l'aspetto positivo del materno e del femminile, che è insieme sentimento e corporeità, spirito e materia. Così nei disturbi alimentari il corpo diventa veicolo di un sentimento mai espresso e mai integrato; è il corpo che parla con il dimagrire fino all'inverosimile, con il suo riempirsi e svuotarsi ritmico e metodico come le onde del mare, il mare di Poseidone simbolo della forza potente dell'istinto non domato.

Kore-Persefone deve essere ora analizzata nella sua duplice figura di fanciulla innocente e Dea degli inferi.

Come Kore, essa è in fuga dalla relazione simbiotica con la madre in una situazione in cui il padre assente impedisce la naturale opposizione alla pura istintualità dell'inconscio. Ciò detto si rende difficile, se non impossibile anche il confronto con il maschile e tipicamente anche il confronto con l'Animus, che in questo caso è rappresentato da quello di cui è portatrice la madre, pur essendo esso un Animus negativo e problematico.

In tal senso possiam dire che anche le pazienti anoressiche sono sprofondate negli inferi, poichè esse sono l'immagine del vuoto di Ade e il loro corpo rimanda al mortifero, al non-linguaggio, al non vivere, al non sentire, ma più che ogni altra cosa al non-Demetra, al rifiuto di una madre nutriente che in cambio chiede dipendenza assoluta e generalizzante.

A favorire la trasformazione di Kore in Persefone sarà l'inconsapevolezza degli eventi e delle responsabilità, infatti la fanciulla accetterà ingenuamente i semi di melograno offertigli e che la condurranno a vivere parte della sua esistenza come Regina degli inferi e questo sarà per lei una tappa verso il divenire e verso l'evoluzione.

Ma prima dovrà subire l'incertezza e il dolore della perdita e dell'abbandono: la separazione necessaria dal materno verso la propria crescita.

Come Kore, le pazienti anoressiche sperimentano l'abisso spaventoso e sconosciuto in cui è possibile perdere la luce della speranza della vita, usando un corpo muto che sembra escludere la dimensione del conflitto ma che è a sua volta capace di un moto creativo in grado di mutare le sorti della personalità e condurre all'evoluzione più piena, sia per quanto riguarda il loro mondo interno che quello esterno.

Soprattutto i pazienti affetti da anoressia con la loro tendenza alla perfezione nelle forme corporee perdono di vista gli oggetti del mondo esterno che potrebbero metterle in pericolo nel loro fragile equilibrio, applicando una ostinazione difensiva anche verso il trattamento terapeutico. Questo fa si che la loro capacità di simbolizzazione sia fallace e assorbita dall'orbita del materno e dell'inconscio dove non c'è spazio ne tempo e dove la soluzione del "corpo magro" rappresenta l'unico tentativo possibile di rimuovere corpo e sessualità come emblemi del femminile.

Persefone è invece l'emblema della possibilità di muoversi fra la realtà egoica del mondo oggettivo e la realtà incoscia della psiche; con essa è avvenuta una mediazione delle due realtà, gli opposti si sono integrati nella personalità in una sorta di connuction oppositorum alchemica.

Come più sopra abbiamo sottolineato, per le ragazze e i ragazzi anoressici l'incontro con la realtà è terrificante, sono prigionieri di una dimensione inconscia che fa perdere loro il contatto con la realtà ordinaria. Quando si attiva la funzione di Persefone, che ha sviluppato un atteggiamento di apertura verso la psiche e ha accettato lo sprofondamento come momento di sospensione, fa si che essi possano sperimentare la dimensione di essere umano separato che si autodetermina.

Dal momento in cui i pazienti sono in grado di scendere nelle profondità dell'inconscio (nel regno di Ade) e di esplorare l'eremo del mondo archetipico senza temere di farvi ritorno, possono dirsi capaci di mediare fra realtà esterna e interna.

Possono altresì, uscendo dalla condizione di malattia, acquisire la capacità di discernimento che permette di intuire il significato simbolico degli eventi, capacità di cui erano prive e che li ha condotti nel loro viaggio negli Inferi.

Il viaggio trasformativo di Kore è analogo al cambiamento di cui le pazienti anoressiche sono oggetto soprattutto sul piano fisico. Tali pazienti sono dapprima incapaci di affrontare il cambiamento somatico dettato dallo sviluppo naturale, esse percui negano la possibilità che il loro corpo possa mutare poiché l'immagine di questo è scissa dall'immagine di sè. La trasformazione corporea e psichica per l'anoressica è vissuta come estranea, nemica e impossibile da integrare, e l'Io si trova allora di fronte ad un evento estremamente traumatico.

In questo senso il dimagrimento assume il significato di ricondurre al dominio su sè e sugli imprevedibili svolgimenti della pubertà con le sue trasformazioni.

In altre parole il corpo magro diventa l'immagine di un riuscito ritorno allo stadio evolutivo precedente e la rinuncia alla crescita.

Tuttavia Kore assume la capacità di trasformarsi, divenendo Persefone acquisisce la fiaccola assimilando così aspetti di altre dee quali Demetra, Hera, Ecate. La fiaccola rappresenta la capacità di attraversare il buio, non definisce i contorni, li sfuma rendendo possibile il perseguire i cambiamenti che fanno parte della natura. E' l'incontro con la fiaccola, che non tutti i pazienti fanno, che permette il passaggio importante e risolutivo negli Inferi, il viaggio nell'inconscio: la fiaccola permette di prendere coscienza ma è anche vissuta come un'evoluzione dall'oscurità verso la luce, quindi è anche integrazione dei contenuti inconsci.

Ma, si chiederanno tanti e sovente io inclusa, in termini operativi a cosa allude questa fiaccola che è la vera conditio sine qua non del viaggio trasformativo di Kore?

Da un punto di vista prettamente analitico essa è il confronto con l'inconscio, un confronto non esposto in termini intellettualistici ma che fa di se l'esperienza vissuta di incontro con le figure archetipiche principali e lo scioglimento dei nodi conflittuali dell'inconscio personale di cui fanno parte le proiezioni e le rimozioni, nonché i conflitti inconsci che agiscono grazie al loro numens sull'atteggiamento cosciente.

Non tratterò oltre il tema di Kore-Persefone, sebbene altro sarebbe da aggiungere, per il timore che possa apparire troppo ostico il tema centrale del mito, sebbene, come diceva Jung circa l'importanza dei miti e delle fiabe in essi emergono elementi dell'inconscio collettivo e degli strati più profondi della psiche reperibili in ogni paziente in analisi.

Passiamo ora ad analizzare la conturbante e preoccupante figura di Ade.

Ade è il Re degli inferi, fratello di Zeus e Demetra, egli rompe drasticamente il legame simbiotico fra madre e figlia, quindi è l'unico vero e proprio propulsore di sviluppo per Kore.

Ade, per le pazienti anoressiche, rappresenta anche l'unico maschile disponibile come alternativa a quello di cui è portatrice la madre.

Ade è l'irruzione di quel maschile arcaico che veniva allontanato poichè vissuto come intrusivo e pericoloso e in questo si riconnette anche l'aspetto di Ombra di Zeus o controparte negativa dell'archetipo paterno. Tuttavia Ade è anche il rappresentante della vita inferiore e quindi delle profondità ricche di significato dell'inconscio: la sua fonte può portare a nuova vita o a morte, poichè nessuno, neppure la bella Psiche cantata da Apuleio ne è uscita eguale.

Ade nel suo aspetto di Plutone è raffigurato con una Cornucopia simbolo dell'abbondanza e della ricchezza: quella della profondità che da nutrimento all'anima.

Egli è l'ottimo rappresentante e testimone attivo del cambiamento che avviene nei pazienti affetti non solo da anoressia ma da tutta la classe dei disturbi alimentari, è il logos che dagli inferi, dal mondo oscuro e invisibile dell'inconscio affiora per favorire l'emancipazione, lo sviluppo e l'integrazione della personalità.

Infine trovo utile spendere alcune parole sulla figura di Hermes, messaggero degli dei che viene inviato a riprendere Persefone dagli inferi, egli la trova sconsolata ma già mutata nella sua nuova forma di Regina degli inferi.

Hermes è figlio di Zeus e Maia, figlia di Atlante, oltre ad essere il messaggero degli dei, è protettore di ladri, bari e commercianti. Fu allattato da Hera, che al contrario del consueto, non lo perseguitò come fece invece con gli altri figli illegittimi del marito infedele.Egli è il Dio fanciullo, che già in tenera età mostrò il suo genio e la sua astuzia derubando il fratello Apollo delle mandrie che Admeto gli aveva affidato e in seguito ammansì la sua rabbia regalandogli la lira, strumento musicale da lui inventato. Hermes è raffigurato spesso con calzari e berretto alati dono di Zeus, con i quali svolge il suo ruolo di messo.Quale migliore accompagnatore dunque e quale migliore analogia con il terapeuta che estrae le verità dal paziente e le conduce nel mondo superiore ristabilendo l'equilibrio fra interno e esterno, fra gli opposti che intercorrono sempre e comunque nella psiche?Hermes è il terapeuta quale vuole la etimologia greca di servitore del tempio (o degli dei) che ripristina il fluire del decorso psichico dopo il suo blocco proprio come dopo il ritorno di Persefone, Demetra fece rifiorire le terra con rinnovato splendore di piante e fiori e messe.