SEPARARSI: ELABORAZIONE DEL LUTTO ED IMPLICAZIONI EMOTIVE

14.05.2019 16:08

La fine di un rapporto significativo, tanto più
se consolidato nella costruzione di un nucleo familiare, è caratterizzata dal
passaggio dall'amore iniziale alla rabbia, alla tristezza, al senso di colpa e
infine al senso di fallimento che compaiono una alla volta e in modo più o
meno  intenso con il sopraggiunge della
delusione e del disinvestimento nell'altro. La maggior parte delle potenti
emozioni che le coppie separate provano, con tutto ciò che ne consegue,  possono essere attribuite alla gestione del
lutto.  Un lutto non ancora e non del
tutto elaborato, può trasformare la separazione in un campo minato, in cui i
partners colti alternativamente da rabbia, amore e tristezza, possono passare
all'atto e alla conflittualità più accesa. Anche le emozioni più violente come
la rabbia sono spesso manifestazioni di lutto, perché gli scoppi di ira sono
sovente dei disperati, ma indiretti, tentativi di uscire dal lutto,
ristabilendo un contatto. Arrabbiarsi può essere un modo per vedere se si è
ancora in grado di provocare una reazione nel proprio ex, per capire se egli è,
in qualche modo ancora legato a noi.

Altresì il senso di colpa e la delusione per il fallimento del
proprio progetto familiare, associata a sentimenti di astio e demoralizzazione,
possono condurre gli ex partners ad agiti miranti a rivendicare il proprio
tempo perduto precedentemente dedicato alla famiglia (soprattutto se derivato
da rinunce personali e professionali), o a voler ottenere un risarcimento
psicologico attraverso dolorose ed estenuanti battaglie legali o addirittura,
con la tendenza ad estromettere l'altro dalla vita della famiglia e degli amici
comuni o peggio da quella dei figli (alienazione parentale).

Emery, un
autore che molto si è occupato delle implicazioni psicologiche e sociali della
separazione e del divorzio, ha sviluppato un proprio modello esplicativo rifacendosi
agli studi sulla morte,  ove è
prevedibile una cristallizzazione nelle tre emozioni tipiche di questo
passaggio: amore, rabbia, tristezza.

Il rimanere  invischiati
nella fase dell'amore potrebbe condurre ad una negazione della realtà della
rottura, tanto è vero che nella maggior parte delle separazioni c'è chi agisce
e chi subisce, senza essere attore consapevole del processo. Il rimanere
fissati  invece, in sentimenti di rabbia
può condurre a mettere in atto comportamenti vendicativi e/o rancorosi, andando
altresì a coinvolgere in maniera del tutto disfunzionale la prole, che vive
così il dilemma dilaniante di doversi schierare da una parte o dall'altra,
sostenendo la parte che appare più vulnerabile, indifesa o "attacata".

Infine, rimanere bloccati nella fase della tristezza può dar vita
ad esagerati sensi di colpa, di fallimento, di vergogna  e vissuti depressivi, che non permettono così
di lasciarsi alle spalle quella fase della propria vita ed andare avanti.

Sempre secondo Emery, la rabbia 
rappresenta l'emozione più complessa che coinvolge i partners, non solo
per la sua implicita distruttività ma perché può divenire ingannevole e subdola
qualora aiuti a nascondere le paure, le ansie abbandoniche, le risposte
difensive, o tentativi più o meno consapevoli di mantenere la relazione. Si
parla così di legame "disperante"
quando i partners non riescono a riconoscere le proprie responsabilità nella
storia comune e farsi carico della propria sofferenza e sì, anche delle proprie
risorse.

In questo tipo di legame il conflitto si autoalimenta e si traduce
nel collante che tiene ancora insieme la coppia: nella vendetta, nella ripicca,
nello stalking e nella diffamazione che funge da catalizzatore per una
sofferenza non elaborata, una delusione non detta, un senso di colpa senza
forma.

Proprio per la loro natura inficiante e inconsapevole, le emozioni
e soprattutto la rabbia,  necessitano di
uno spazio di elaborazione adeguato per esser portate alla luce, rese visibili,
e sottoponibili ad una lucida e attenta lettura.

Il modello di Emery propone alcune linee guida per far si che, le
emozioni siano comprese, senza influire in maniera disfunzionale nella gestione
del conflitto, ma piuttosto fungano da canale comunicativo consapevole:

ü affrontare
e  accettare il dolore e i timori più
intensi, rappresenta il primo passo verso l'elaborazione del lutto nella fine
di una relazione significativa e indica la possibilità di riconoscere le
proprie emozioni ed elaborarle al fine di poter nuovamente aprire il cuore a
nuove relazioni ed alla fiducia nell'altro;

ü non
restare invischiati nei giochi disfunzionali dell'altro, riconoscendoli (ad es.
le ripicche);

ü rifiutare
il conflitto con l'ex, il che significa non reagire alle provocazioni, in una
gara al massacro infinita e deleteria per entrambe le parti.;

ü tenere
le distanze sia dal punto di vista fisico che emotivo, fino a che i contatti
servono unicamente da "sfogo" nei confronti dell'altro;

ü rinegoziare
le relazioni e i confini, ove potersi muovere con sicurezza, poiché se i
confini aiutano gli adulti in relazione a capire dove collocarsi, cosa possono
o non possono (più) fare con e per l'altro, ancor maggiormente aiutano i figli
stessi a ridefinire e ridefinirsi nel contesto affettivo/familiare (per questo
ad esempio è di fondamentale importanza garantire stabilità e prevedibilità
nella gestione dell'affido condiviso così come definire la regolarità delle
visite del genitore presso cui non sono alloggiati i figli) .

Affrontare la fine di un rapporto significativo così come può
essere un matrimonio o una convivenza 
significa affrontare non solo la perdita di una persona amata ma anche
la fine di un progetto di vita a volte lungamente caldeggiato, il fallimento di
un investimento affettivo ed esistenziale. Inoltre molto spesso a farne le
spese ulteriormente, sono i figli nati da questa relazione, che senza avere
ragione di comprendere quanto sta accadendo intorno a loro (e più sono piccoli
più ciò è verosimile), si trovano in balia delle decisioni degli adulti, quegli
adulti che primi fra tutti dovrebbero amarli e proteggerli ma che in tali
situazioni si trovano irrazionalmente e senza esserne consapevoli a trattarli
come pedine di un letale gioco al massacro.

BIBLIOGRAFIA

-Ardone
R., Chiarolanza C. "Relazioni affettive" 
2007 ed. Il Mulino Milano

-Emery
R.E. "La verità sui figli e il divorzio: gestire le emozioni per crescere
insieme" 2008 ed. Franco Angeli Milano